9 Ottobre 2018 – Roberta Bezzi Giornalista
Aiutare le persone a trovare il proprio equilibrio psico-fisico, creando benessere e consapevolezza. Questo è l’obiettivo del 36 enne Riccardo De Paolis, insegnante di yoga qualificato a livello internazionale che lavora per diversi centri, aziende e studi di Roma, città in cui risiede, e all’estero organizzando workshop e ritiri. Nessuno meglio di lui sa come si arriva all’armonia con se stessi, un duro percorso che spesso richiede sacrificio, determinazione, convinzione ed entusiasmo. Tutte qualità che ha dovuto tirar fuori quando ha deciso, con una carriera avviata di ingegnere elettronico, di rimescolare le ‘carte’ della sua vita e di seguire il suo vero istinto, la sua reale passione: lo yoga.
Per formarsi e specializzarsi, ha vissuto un lungo periodo all’estero – in particolare in Australia – rientrando in Italia con un solido bagaglio formativo che gli consente ora di mettere a frutto quella che era la sua vocazione. Coraggioso due volte De Paolis: la prima volta, quando ha deciso di andare all’estero per ricominciare da capo e concentrarsi sulle sue più profonde aspirazioni lavorative e personali; la seconda volta, quando è voluto rientrare in Italia – Paese in cui ha le sue radici – per trasmettere agli altri questa sua maturazione professionale e umana.
Riccardo De Paolis, perché è così importante per lei ‘regalare’ benessere e consapevolezza alle persone?
“Per vivere un’esistenza più piena e appagante. La società moderna, purtroppo, è molto stressante e crea inevitabilmente una frattura tra mente e corpo, con conseguente senso di frustrazione che ammorba la quotidianità”.
Cosa rappresenta lo yoga per lei?
“È un momento di contatto con se stessi, è uno strumento che aiuta a conoscere al meglio il proprio universo interiore attraverso il corpo. Con lo yoga ci si riappropria dei propri pensieri, imparando quindi a comunicare meglio nella vita di tutti i giorni. Migliora il rapporto con l’io più profondo e con gli altri”.
Guardando al passato, qual è stato il suo primo approccio con l’universo olistico di cui lo yoga fa parte?
“Con la consapevolezza che ho maturato oggi, posso di certo dire che il primo seme c’era già durante gli anni della scuola ed è poi maturato. Il mio avvicinamento è stato molto particolare e unico. Sin dal liceo, ho sempre nutrito una passione per la scienza e la matematica. Questo interesse mi ha spinto a conseguire – nel 2008 – una Laurea Magistrale in Ingegneria elettronica all’Università Roma Tre di Roma con una tesi sulle tecnologie di realtà virtuale applicate a fini riabilitativi. È stata proprio la tesi a generare un iniziale interesse sul ruolo che la mente può avere sul corpo e sull’importanza che i pensieri hanno sulle nostre azioni”.
Nel frattempo però ha continuato il suo percorso per così dire tradizionale…
“Sì. Per otto anni ho lavorato per una corporation americana nel settore IT, come prevenditore e consulente. Dopo un periodo di formazione a Boston negli Stati Uniti, sono entrato a stretto contatto con manager e leader di grandi aziende del settore italiano”.
Con una brillante carriera in corso, qual è stata la molla che le ha fatto mettere tutto in discussione?
“Il mio lavoro mi dava soddisfazioni, ma nel tempo era diventato anche fonte di uno stress crescente. Per diversi anni, ho cercato di tenerlo a bada, dedicandomi anche ad altro nel poco tempo libero, per esempio allo Shiatsu Masunaga all’Istituto Europeo di Shiatsu ed al teatro a livello amatoriale. Così, lo yoga e la meditazione zen erano già entrati a far parte della mia vita. Ma evidentemente non bastava. Finché, in una notte molto tormentata, ho capito che volevo cambiare stile di vita. Sentivo che qualcosa mi mancava, che la vita che conducevo non mi apparteneva più, anche in termini di valori. Sentivo che il mio lavoro era inutile, che non mi valorizzava più, anzi ‘castrava’ le mie doti di comunicazione e le mie attitudini relazionali. Così ho girato pagina, e ho scoperto nuovi interessanti capitoli…”.
Perché ha deciso, conseguentemente, di partire quasi fosse una fuga?
“Malgrado i profondi cambiamenti economici e sociali che anche l’Italia ha conosciuti in questi ultimi anni, il nostro è un Paese in cui si fa fatica a cambiare. Si preferisce per così dire ‘galleggiare’, forse per timore dell’imprevisto, forse per evitare un senso di fallimento. Diversamente da quanto accade negli Usa o nel mondo anglosassone in generale, dove le cadute e le sconfitte fanno invece parte del percorso di ricrescita e vittoria, dove da un momento all’altro tutto può accadere. Andare all’estero, per me ha significato prendere le distanze da tutto e tutti, anche dagli affetti più cari, per rendere il cambiamento reale. Andare dove nessuno mi conosceva, mi ha aiutato a mettermi in discussione”.
Come mai ha scelto proprio l’Australia?
“Per l’amore del surf. La prima tappa è stata Sydney dove ho conseguito un Certificate IV come Massage Therapist.
Dopo uno studio intenso, ho lavorato per un chiropratico, avendo la possibilità di fare più di 2.500 massaggi in un anno! L’anno successivo, mi sono trasferito a Byron Bay, per conseguire il Certificate IV come insegnante di yoga dopo un corso di formazione di ben 800 ore”.
Formazione e lavoro. L’ Australia ha dunque ripagato i suoi sforzi?
“Sì, perché è un Paese abituato, diversamente dall’Italia, a premiare chi fa bene. Anzitutto con le parole e, conseguentemente, con le paghe che sono ben più alte. È tutta una questione culturale: il talento non suscita invidia o paura come altrove!”.
Dopo due anni, è arrivata la decisione di rientrare in Italia. Perché?
“Ero partito con un biglietto di sola andata, senza sapere se e quando sarei tornato. L’Australia mi ha dato ciò che cercavo. A un certo punto, però, si trattava di fare delle scelte anche per via della questione burocratica dei visti. Tornato in Italia nel 2017, col pensiero di trasferirmi in un nuovo Paese, ho però notato con piacere l’interesse attorno al mio nuovo lavoro. In poco tempo, ho trovato collaborazioni proficue che mi hanno convinto a restare”.
Rispetto all’Australia, com’è visto lo yoga in Italia?
“In Australia è decisamente più alta la richiesta di massaggi, mentre da noi non c’è ancora una grande cultura al riguardo. Lo yoga, però, sta vivendo un momento di grande splendore per la grande curiosità che suscita. Tutto ciò che ruota attorno al mondo olistico, è visto come fonte di benessere e questo apre nuove interessanti prospettive per il domani”.
Quali sono i suoi progetti e obiettivi di breve-medio termine?
“Nell’immediato, terminare il Master di II livello in protocollo Mindfullness Based Stress Reduction, alla facoltà di Psicologia dell’Università della Sapienza di Roma. Parallelamente ho iniziato anche un percorso di Life coach con Nlp Italy.
L’obiettivo è quello di diventare insegnante di Mindfullness qualificato. Nel medio periodo, il desiderio è quello di incrementare i workshop e i ritiri in Italia e all’estero, rafforzando la mia immagine internazionale. In futuro? Forse aprire un mio centro olistico, insieme a un partner che possa collaborare economicamente. Ma c’è tempo per valutare la cosa”.
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