April 12, 2020, Riccardo de Paolis
Tutta la nostra vita è movimento. Sin dalla nostra nascita il nostro corpo è in una costante attività finalizzata al raggiungimento di un obiettivo.
Ai fini della nostra sopravvivenza il movimento è essenziale e concepito per raggiungere uno scopo.
Ho fame, afferro una mela, la porto alla bocca, la mastico e la ingoio.
Ho sonno, mi sdraio, mi copro e mi addormento.
L’espressione del movimento può assumere diverse forme anche nella pratica dello Yoga.
Quando siamo più energici siamo pronti ad accedere a posizioni intense lavorando sul tessuto muscolare. E’ la classe di Hatha Vinyasa Yoga.
Quando invece siamo disposti a rallentare e a fermarci ad osservare iniziamo un lavoro sul tessuto connettivo, sulla fascia, sui legamenti: ci apriamo alla pratica dello Yin Yoga.
Le due pratiche si completano a vicenda arricchendoci di nuovi spunti di riflessioni e di nuove risorse interne.
Il termine Yin appartiene alla tradizione taoista in cui il Tao esprime il concetto di movimento, di flusso: dunque si può tentare di definire il Tao come l’eterna, essenziale e fondamentale forza che scorre perennemente attraverso tutta la materia dell’Universo[1].
In questo incessante movimento si riconoscono due forze, due polarità denominate Yin e Yang e rappresentate nel noto simbolo del Tajitu.
Figura [1]
Il simbolo rappresenta due pesci, uno bianco e uno nero, ma nell’antichità il pesce colorato era spesso rappresentato dal colore rosso. L’occhio di ogni pesce è del colore del corpo dell’altro.
I due pesci nuotano in cerchio, in una pozza d’acqua, che è esattamente della loro grandezza.[2]. Le due parti sono identiche, opposte e complementari. Lo Yin e lo Yang sono contenuti l’uno nell’altro, separati e al tempo stesso uniti da una linea curva simmetrica.
Lo Yin non può esistere senza lo Yang. Lo Yang non può esistere senza lo Yin.
Tabella [1]
Non esiste uno Yin assoluto e non può esistere uno Yang assoluto.
Lo Yin rappresenta ciò che è più denso, più pesante, più oscuro, più femminile, più misterioso e più passivo.
Lo Yang descrive le condizioni opposte: ciò che è più leggero, più luminoso, più maschile, più ovvio e dinamico.
Entrambe i concetti sono relativi ad un contesto preso in considerazione.
Nella pratica dello Yoga è lo stesso.
Quando facciamo il flow durante le classi di Hatha Vinyasa Yoga siamo immersi in un momento di Yang. Ma se osserviamo il nostro respiro con consapevolezza possiamo cogliere un aspetto Yin della pratica. Questo è rappresentato dal piccolo cerchio del colore della parte opposta, contenuto in ciascun aspetto dominante.
Nell’estremo di una esperienza esiste già l’informazione, il seme, il carattere dell’esperienza opposta e complementare.
L’altro aspetto interessante da notare è che questa informazione si realizza e si manifesta istantaneamente: non vi è una continuità ma una discontinuità, un salto che manifesta l’opposto inglobato nell’altro aspetto. I due piccoli cerchi infatti sono totalmente circondati dal colore opposto e non hanno alcun contatto con la forma del proprio colore.
Per chi ama la fisica è come la rappresentazione di un segnale analogico, un’onda in movimento e al tempo stesso un segnale digitale che scaturisce da questo movimento.
La forma del Tao è armonia totale e non scontro tra opposti.
Ciò che possiamo osservare nella natura è un costante riequilibrio delle condizioni. Gli eccessi di Yin o di Yang portano a processi di riequilibrio talvolta imponenti.
Pensiamo ad esempio agli stravolgimenti climatici indotti dall’essere umano che causano una risposta talvolta repentina delle forze della natura, come uragani, inondazioni o migrazioni di animali che alterano gli ecosistemi originali.
Queste forze si manifestano non perché sono in lotta tra di loro ma perché tutto tende ad una condizione di equilibrio dinamico.
Lo Yin Yoga: uno sguardo verso il microcosmo
Nella classi di Hatha Vinyasa Yoga lavoriamo in maniera ritmica e diretta i muscoli, incrementando con il flow la circolazione sanguigna.
Nelle classi di Yin ci focalizziamo sui tendini, sui legamenti, sulle articolazioni, sulle ossa applicando una leggera pressione su di essi e per un periodo di tempo prolungato.
Il 30% di ciò che definiamo muscolo è in realtà fascia, ovvero tessuto connettivo.
E’ grazie al tessuto connettivo che possiamo sperimentare il range di movimento degli arti, mentre sono le cellule muscolari che ne controllano la forza.[3]
Il tessuto connettivo gioca un ruolo essenziale nel corpo, sia dal punto di vista strutturale che difensivo, ricoprendo un ruolo fondamentale nella organizzazione, nella crescita e nella differenziazione dei tessuti circostanti.
Come è possibile notare dalla tabella seguente, ciascun tipo di cellula di tessuto connettivo si caratterizza da un diverso rapporto di fibre (collagene, elastina e reticulina) e di elementi interfibrillari (minerali e vari elementi).[4]
Tabella [2]
E’ possibile considerare il corpo umano come una struttura sostenuta dal tessuto connettivo e da una matrice extracellulare costituita da diverse sostanze. Tali sostanze sono in grado di distribuire i nutrienti alle cellule, mantenendo le parti a cui aderiscono e rispondendo ai movimenti e alla forza di gravità esercitata nel tempo.
Il tessuto connettivo è in grado di memorizzare e comunicare le informazioni verso l’intero corpo umano.
Ogni cambiamento di pressione sulla matrice extracellulare induce la generazione di un segnale bioelettrico da parte delle cellule adiacenti, che rispecchia l’informazione meccanica originale.
E’ possibile immaginare ogni tessuto del nostro corpo come il materiale piezo-elettrico.
Quando si sottopone una forza costante ad un materiale, questo tende a deformarsi a livello impercettibile alla vista, allentando i legami intracellulari.
Nei materiali biologici questo fenomeno crea un flusso di carica attraverso il materiale, definito carica piezo-elettrica. La possibilità di convertire i segnali meccanici in elettrici, e viceversa, appartiene non solo ai materiali ceramici o ai minerali ma anche ai tessuti biologici.[5]
Figura[2]
Le cellule adiacenti allo stimolo sono influenzate dalla carica elettrica generata.
Le cellule del tessuto connettivo possono fornire una risposta a questo stimolo aumentando, riducendo o alterando gli elementi intracellulari presenti nella zona d’interesse.
Pensiamo ad esempio all’effetto della forza di gravità costante che agisce sui piedi dei danzatori.
Le parti di ossa meccanicamente sollecitate si caricano costantemente inducendo una modifica nel comportamento delle cellule deputate alla riduzione della quantità di ossa nella zona sottoposta allo stress. Gli osteoblasti sono le cellule deputate alla creazione di materiale osseo. Gli osteoclasti sono quelle cellule che distruggono l’eccesso di materiale osseo consentendone il rinnovamento.
Nel caso citato, la zona sottoposta a stress meccanico prolungato crea costantemente una zona a carica piezoelettrica, impedendo l’azione degli osteoclasti e generando così uno strato osseo più duro e resistente.
Questo fenomeno spiegherebbe in parte anche perché l’esercizio fisico sia importante per chi soffre di osteoporosi: lo stress generato impedisce alle cellule osteoclaste di distruggere materiale osseo in eccesso.
Figura[3]
Quando pratichiamo lo Yin Yoga manteniamo le posizioni stabili per diversi minuti, ma a livello cellulare i cambiamenti possono essere davvero molto profondi.
La vera costante del movimento vitale è il ritmo. Pensiamo al ritmo delle stagioni, al movimento ritmico delle maree, all’alternanza del giorno e della notte, al respiro, al battito cardiaco, al battito delle nostre ciglia, all’avere fame, al sorridere, all’avere sete etc…
Nello Yin è possibile incontrare un ritmo nell’apparente immobilità: il ritmo del respiro, il ritmo del battito cardiaco, il ritmo dei nostri pensieri. Lo sguardo si sposta dall’esterno verso l’interno.
Poggiando l’attenzione al respiro possiamo consentire al corpo di accedere al massimo dei benefici. Possiamo sviluppare un senso di fiducia nel nostro corpo e nella sua innata intelligenza nel distribuire le risorse laddove necessario.
Buona Pratica
Namastè
Riccardo
Bibliografia
[1] https://it.wikipedia.org/wiki/Tao
[2] La via della Forza interiore – Carlo Moiraghi – Jaca Book 2003
[3] The complete Guide to Yin Yoga – Bernie Clark – A wild strawberry production 2011
[4] Anatomy Trains – Thomas Myers – Churcill Livingston 2001
[5] Wojnar R. (2012) Piezoelectric Phenomena in Biological Tissues. In: Ciofani G., Menciassi A. (eds) Piezoelectric Nanomaterials for Biomedical Applications. Nanomedicine and Nanotoxicology. Springer, Berlin, Heidelberg
Figura [1]: fonte Wikipedia
Figura [2]: autore Riccardo De Paolis
Figura [3]: pratica mattutina Riccardo De Paolis
Tabella [1]: autore Riccardo De Paolis
Tabella [2]: Anatomy Trains – Thomas Myers – Churcill Livingston 2001
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